Il concetto di novità è associato, nel pensiero comune, a quello di modernità: l’innovazione tecnologia è infatti considerata il fatto concreto che fa progredire il mondo verso il domani, ma vi pongo subito una domanda provocatoria:
Siamo sicuri che sia unicamente il progredire della tecnologia a dettare la modernità?
In alcuni casi questo è sicuramente vero, ma esiste sempre una sorta di rapporto dialogico tra l’innovazione stessa intesa come progresso o oggetto vero e proprio e quello che possiamo definire il “sentire comune” del tempo in cui viene presentata;
Pensiamo all’invenzione della macchina a vapore, emblema della rivoluzione industriale ma anche e soprattutto sociale: una macchina sostituisce gli esseri umani in alcune mansioni, oltre che velocizzare i processi di produzione.
Un’antenata della macchina a vapore era stata inventata ed il suo utilizzo pratico teorizzato già ai tempi dei romani, questa macchina si chiamava Eolipila1, tuttavia a quel tempo, al di là dei problemi tecnico-pratici relativi all’implementazione, il senso comune la avrebbe trovata inutile: perché usare un marchingegno quando esistono schiavi che possono farlo?
Dopo questa introduzione veniamo al focus di questo articolo: da buon raccoglitore seriale di vecchi oggetti e curiosità del passato, sono incappato in questo giornalino del 1936 intitolato “faville e scintille”, inviato dalle società elettriche ed incentrato su temi legati all’elettricità (e qualche ricetta!);
Tra pubblicità di frigoriferi elettrici e un articolo a proposito dell ultime novità elettriche negli ospedali, sono incappato in un articolo che parla di auto elettriche e su perchè e quando conviene utilizzarle.
Diciamo che immaginavo che l’auto elettrica non fosse nata in questi ultimi anni, ma mi ha stupito comunque trovare un articolo degli anni ‘30 in cui se ne discuteva.
Qui sotto, a pagina 14 del pdf potete dare un’occhiata all’articolo citato, potete inoltre scaricare l’intero giornalino2 e, perchè no, cimentarvi nella cottura della gallina di riso o nella preparazione di una crema di cioccolata in tazzina.
Tornando seri, preso dalla curiosità ho cercato qualche notizia riguardo l’invenzione dei primi prototipi di auto elettrica e ho scoperto da questo articolo che il primissimo esemplare di un veicolo elettrico è stato presentato all’Esposizione Universale di Parigi da Franz Kavogl nel 18673!
Questo piccolo excursus per affermare che sicuramente le tecnologie solitamente hanno bisogno di tempo prima di passare da idea rudimentale a prodotto concretamente utilizzabile, ma non è da sottovalutare il contesto socio-culturale in cui appare l’invenzione, con utilizzatori che per via di resistenze mentali e culturali possono non essere pronti ad accettare la nuova tecnologia, unitamente al fatto che anche fattori socio-politici possono fare da accelerante o, al contrario, frenare l’adozione di una nuova tecnologia:
Nel caso specifico dell’auto elettrica, i due estremi potrebbero essere rappresentati dal movimento green che spinge giustamente per l’adozione di alternative più sostenibili a quelle attualmente in uso, non il limite che a volte non vengono considerati tutti gli aspetti che un’innovazione che pur essendo sostenibile nel qui-ed-ora presenta comunque aspetti critici che nel caso delle auto elettriche sono rappresentati dai problemi legati allo smaltimento delle batterie esauste ed il loro impatto, unitamente ai costi ambientali ed umani legati alle attività estrattive del litio e di altre terre rare utilizzati nella costruzione di batterie e circuiti.
All’opposto troviamo la potente attività di lobbismo operata dall’industria dei combustibili fossili che spinge per la non eliminazione delle auto a carburante denunciando l’immaturità e il carattere di “bolla” (termine usato negli ambienti di borsa per definire interessi speculativi legati alle nuove tecnologie che potrebbero sgonfiarsi da un momento all’altro) della mobilità elettrica, mettendo tuttavia in secondo piano tutti i problemi legati all’inquinamento e all’impatto ambientale dei combustibili fossili.
A mio avviso l’informazione e la formazione ad ampio raggio su tutti gli aspetti che una nuova tecnologia porta con sé, ivi inclusi quelli negativi e mettendo in secondo piano gli interessi commerciali è la chiave per costruire una società dotata di quel requisito essenziale per la consapevolezza e dunque il vivere in modo positivo: lo spirito critico, un elemento fondamentale che porta con sé aspetti positivi quali l’auto-regolazione. il dialogo e la discussione tra pari che permetterebbero la nascita di una società nuova.
Forse si tratta di una visione utopica, ma è proprio inseguendo le utopie che briciola dopo briciola si realizzano grandi cose, e per questo ti ringrazio di essere arrivato alla fine di questo articolo.
Nel blog pubblicherò di tanto in tanto altri episodi di Futuralia per mostrare altre curiosità tecnologiche nate “fuori dal loro tempo”.